Queste due meravigliose e potentissime tecniche di cui vi parlo in questo articolo, le ho apprese qualche anno fa, frequentando il Master in Anatomia della Guarigione della d.ssa Erica Poli, grandissima psichiatra, psicoterapeuta e counselor italiana.

Durante questo bellissimo lavoro, ho avuto l’opportunità di confermare ciò che avevo già sperimentato nei miei studi e nella mia preparazione in psicosomatica e neuroscienze. Avevo trovato la conferma del fatto che i sintomi fisici di cui soffriamo ci parlano e lo fanno con un linguaggio tutto loro (in questo articolo parlo proprio di questo argomento).

Spesso sottovalutiamo il fatto che il sintomo fisico, che si manifesta attraverso il dolore, non è qualcosa che riguarda semplicemente il corpo. L’approccio scientifico degli ultimi anni ha paventato sempre di più, che il motivo del nostro malessere e quindi il conseguente insorgere della malattia, fosse legato solo a qualcosa di tangibile e/o di dimostrabile, escludendo completamente qualunque altro punto di vista. Niente di più falso. In tanti altri articoli del mio blog ho già affrontato questo tema e, di certo io ne sono convinta, non possiamo considerarci in modo separato e cercare le risposte solo nel mondo tangibile.

IL DOLORE COME MESSAGGIO NEL CORPO

Un problema nel corpo è un messaggio del corpo, ma non finisce solo lì e non è circoscritto nel corpo. Nella mia esperienza professionale e anche personale, ho potuto osservare in modo chiaro ed inequivocabile come la sofferenza corporea derivi da una disarmonia energetica, emotiva e che questa, non è altro che un disallineamento e quindi allontanamento dalla nostra anima. Con questo non sto dicendo che l’utilizzo di certe terapie manuali o dei farmaci non sia utile. Anzi. Spesso per poter lavorare ad un livello più profondo è necessario prima intervenire per alleviare il dolore, per poi avere la giusta lucidità per indagare nella nostra interiorità l’origine del nostro malessere.

Attenzione, la malattia e nemmeno il dolore possono e devono essere considerati come una sciagura o una punizione come tanti sarebbero portati a credere. Nulla di tutto ciò deve essere preso in considerazione. La malattia non è una punizione per un cattivo karma!

Proprio come dice E. Poli nel suo libro Anatomia della guarigione (se non l’hai ancora letto e vuoi acquistarlo puoi farlo cliccando qui)…“la funzione per cui il dolore fisico e la malattia giungono è quella di portarvi nuova consapevolezza, tanto che dovremmo bandire la parola stessa di malattia e sostituirla con quella di esperienza o, come ha detto qualcuno, di benattia.”

Cambiare la prospettiva e il nostro modo di guardare la malattia, il dolore, gli infortuni e più in generale le situazioni della vita, ci permette di accedere appunto ad un altro livello di consapevolezza. Questo può certamente portare a miglioramenti del sintomo, della malattia, a remissioni inaspettate della nostra sofferenza, fino a miglioramenti della nostra situazione di vita complessivamente intesa.

Non sappiamo di preciso quale sarà il risultato, ma di certo questo ci mette in una connessione profondissima con noi, in ascolto.

LE TECNICHE SOMATOPSICHICHE

Nella tecnica dell’Embodying si lavora con la sintomatologia algica ed essa può portare ad una potente accelerazione e trasformazione del sintomo. Questo lavoro crea un ponte tra noi e quello che ci ha fatto male, mettendoci in comunicazione spesso con esperienze emotive e più profondamente con atteggiamenti negativi e giudizi inclementi che noi stessi abbiamo tenuto nei nostri confronti e che continuaimo a darci in modo incessante.

Nel Reliving invece, poiché alcuni sintomi non rispondono correttamente ad alcune tecniche di rilascio emotivo (che si focalizzano solo sulle emozioni tipiche della persona), ma si riferiscono ad emozioni che sono entrate nel campo energetico del soggetto e che il soggetto ri-vive, ma che in verità non sono sue e che gli sono state trasmesse da altri soggetti (ad esempio un familiare).

La cosa curiosa e veramente potente di questa tecnica, a mio avviso, è che spesso si tende a credere che quello che determina le situazioni difficili della nostra vita siano solo ed esclusivamente quelle legate ad “emozioni negative”. Invece può accadere che le credenze limitanti che continuiamo ad agire  e che ci impediscono di vivere appieno il nostro potenziale, siano state veicolate assieme ad un vissuto positivo. Capite allora come sia più difficile così per un soggetto liberarsi della credenza, perché è come se il comando fosse: se ti liberi di quella credenza anche il ricordo positivo ad essa associato andrà via e sarà perso per sempre!

Insomma per riassumere, queste sono due tecniche potentissime, profondamente diverse e molto precise che ho avuto la fortuna di studiare e per cui ho ricevuto la certificazione (mi trovate anche nell’elenco dei professionisti che applicano l’approccio integrato della d.ssa Poli), che utilizzo nell’ambito dei miei percorsi di counseling con le persone, con risultati davvero soddisfacenti e per me questo essere disponibile e al servizio di chi sente di voler trasformare la propria vita è davvero un onore e fonte di gioia quotidiana.

Per approfondire leggi la sezione dedicata Lavora con me.

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Oriana Russi newsletter
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